di Vera Martinella
DA: CORRIERE.IT
Diversi studi, negli ultimi giorni, hanno dato lo stesso allarme: i casi di cancro in giovane età crescono da anni e il trend non sembra rallentare. L’ultima impennata, nell’arco degli ultimi tre decenni, è stata registrata tra gli under 50 da una ricerca mondiale appena pubblicata sulla rivista scientifica British Medical Journal Oncology, in base alla quale i tumori sono aumentati complessivamente del 79% dal 1990 al 2019. Sotto accusa sono soprattutto gli stili di vita scorretti: fumo, consumo di alcol e cattiva alimentazione, che spesso comporta sovrappeso, sono troppo diffusi e contribuiscono in modo importante alla formazione di varie neoplasie. È in questo contesto che s’inserisce anche un’altra preoccupante notizia: ingrassare durante l’adolescenza e nel corso dei 20 anni fa lievitare le possibilità non solo di ammalarsi di tumore alla prostata, ma anche di sviluppare una forma più aggressiva e letale.
Lo studio svedese
È il risultato a cui giunge un altro studio, presentato durante l’ultimo Congresso europeo sull’obesità di Dublino da ricercatori scandinavi, dopo aver analizzato i dati relativi a oltre 258mila maschi svedesi d’età compresa fra i 17 e i 60 anni seguiti in media per 40 anni. Sono stati registrati 23.348 casi di carcinoma prostatico, in media in uomini 70enni, ma l’indagine ha anche evidenziato un legame fra aumento di peso prima dei 30 anni e cancro. In particolare, un ragazzo che in grassa un chilo all’anno fra i 17 e i 29 anni vede salire del 13% le probabilità di avere un tumore alla prostata aggressivo e del 27% quelle di una forma letale. «Non ci sono più dubbi: il peso eccessivo non solo fa crescere le possibilità di ammalarsi, ma anche di morire di cancro — dice Sergio Bracarda, presidente nazionale della Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) —. In base agli esiti di svariate ricerche, ai chili di troppo sono stati imputati 13 differenti tipi di tumore, in particolare quelli di endometrio, fegato, seno, prostata e colon-retto. Chi è obeso rischia di sviluppare forme più aggressive e difficili da curare, così come ha maggiori probabilità di avere una recidiva di un precedente tumore o di andare incontro a complicanze durante le cure».
Chi rischia di più
Con oltre 40mila nuovi casi ogni anno quello alla prostata è il tipo di cancro più frequente nel sesso maschile dopo i 50 anni, ma i numeri sono in aumento anche fra i più giovani. La buona notizia è che, se identificato in fase iniziale, oggi oltre il 90% dei pazienti riesce a guarire o a convivere anche per decenni con la malattia. Quello alla prostata è un tumore «buono», che evolve lentamente e spesso non è aggressivo, tanto che può essere tenuto soltanto sotto controllo anche per molti anni. Pure per quei pazienti che hanno una malattia in stadio avanzato sono oggi comunque disponibili, a seconda dei casi, diversi trattamenti efficaci per rallentare la neoplasia e consentire ai malati di vivere bene a lungo. «Gli stili di vita alimentari sono fondamentali sia prima che dopo una diagnosi di neoplasia prostatica – aggiunge Bracarda, che è anche direttore del Dipartimento di Oncologia all’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni -. Diversi studi hanno già evidenziato il ruolo, nell’insorgenza del tumore, di una dieta particolarmente ricca di grassi saturi e di un eccessivo consumo di carne rossa e latticini». Fra le cause note che fanno lievitare le probabilità di ammalarsi di carcinoma prostatico, ci sono un alto contenuto di proteine nella dieta e la sindrome metabolica, una patologia caratterizzata da aumento della circonferenza dell’addome, ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia, ridotti livelli di colesterolo «buono» HDL e aumento della glicemia a digiuno.
I legami fra grasso e cancro
Al momento sono soprattutto cinque gli ambiti in cui si sta indagando per comprendere le relazioni causa-effetto tra obesità e tumori: insulina, infiammazioni croniche, estrogeni, fattori di crescita dei tumori e adipochine (sostanze prodotte dal tessuto adiposo che hanno un effetto pro-infiammatorio). Ad essere sotto accusain particolare è il tipo di distribuzione corporea del grasso, oltre alla sua quantità assoluta: il grasso viscerale e addominale, situato in profondità intorno agli organi centrali del corpo (come intestino, cuore, fegato) e quindi non palpabile, è ben più pericoloso del grasso sottocutaneo che si accumula in superficie, tra pelle e muscoli. «Un uomo su otto in Italia farà i conti con una diagnosi di tumore alla prostata, i cui casi nel nostro Paese sono in aumento da anni – conclude Bracarda – . Da un lato, perché cresce il numero di anziani e questa neoplasia (come tutte, del resto) nella grande maggioranza dei casi interessa uomini over 65enni. Dall’altro, perché sono sempre più diffusi gli stili di vita scorretti. Infine, bisogna considerare che, sottoponendosi a controlli regolari soprattutto con il test del Psa, un numero maggiore di uomini scopre la presenza di un tumore poco aggressivo, ai primi stadi, prima che provochi sintomi».